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Ci sono luoghi che non si limitano a sfamare, ma nutrono lo sguardo, la curiosità, la memoria. Gellius è uno di questi. Nel cuore di Oderzo, tra le vestigia dell’antica Opitergium romana, sorge un ristorante che è molto più di un indirizzo gourmet: è un viaggio nel tempo, dove passato e presente convivono in perfetto equilibrio.

Nato dalla visione di Genesio Setten — che si è innamorato di queste mura medievali, un tempo carcere e prima ancora abitazione patrizia — Gellius oggi incanta con un ambiente scenografico e sofisticato. Muri di mattoni, reperti archeologici e dettagli di design contemporaneo dialogano armoniosamente, mentre una cascata di posate sospese al centro della sala sembra raccontare l’anima stessa del luogo: radici solide e spirito creativo.

In cucina, lo chef Alessandro Breda firma una proposta che oscilla tra comfort food e slanci moderni, giocando con ingredienti del territorio e suggestioni internazionali. Dal baccalà cotto e crudo con spuma di patate fino all’aragostella Treviso-Tokyo, ogni piatto è pensato per essere parte di un’esperienza completa, fatta anche di racconti, gesti e sorrisi.

A completare il quadro, una carta dei vini ricca e ben curata, un bistrot più informale (NYU) per chi cerca un’esperienza easy, e un museo archeologico integrato che rende il Gellius un vero microcosmo da esplorare — con la forchetta, ma non solo.

La squadra:

  • Alessandro Breda, Chef Patron
  • Michele Cella Head, Chef
  • Antonino Micalizzi, Sous Chef
  • Marco Guiducci
  • Filippo Dal Bò
  • Sagor Molla
  • Andrea Dolcetti, Responsabile di sala
  • Veronica Stievano, Sommelier
  • Leonardo Dolcetti
  • Zelda Campagnolo
  • Leonardo Salvato

Il menù a noi dedicato e tutti i menù prodotti, seguono l’idea dello zero waste, quindi un utilizzo consapevole della materia prima, che si traduce nella scelta di elementi di stagione e nella minima produzione di scarto.

Tavolo e mise en place

Iniziamo con l’aperitivo!

Con un calice di Franciacorta Extra Brut ‘Cuvée Prestige Edizione 47′ – Ca’ del Bosco

Un Franciacorta Extra Brut fresco e vivace di grande piacevolezza aromatica, affinato per circa 25 mesi sui lieviti in bottiglia. Fragranze fruttate di pesca, fiori, agrumi si integrano a note di panificazione e mandorle tostate: un simbolo della Franciacorta!

Ed ecco gli amuse-bouche! Un primo punto di contatto tra la filosofia dello Chef Alessandro Breda e della sua brigata e gli ospiti:

  • Brodo di crostacei, scorfano e nduja
  • Crocchetta di mazzancolle alla busara, zafferano e arancia
  • Tartelletta alla carbonara di anguilla
  • Wafer con baccalà e salsa ponzu

Pane e olio

Proseguiamo con lo Champagne Blanc de Blancs Signature Brut – Philippe Gonet

Gioiello della Maison Philippe Gonet, fondata nel 1830, nel villaggio di Le Mesnil-sur-Oger. Questa eccezionale cuvée è composta da Chardonnay provenienti da prestigiosi terroir della Côte des Blancs, della Côte de Sézanne e di Montgueux, offrendo una pura espressione del vitigno Chardonnay al 100%. Un vino che parla di freschezza, purezza e mineralità. La Signature Cuvée si distingue per la sua complessità, flessibile e accessibile, pur dimostrando straordinaria concentrazione ed eloquenza.

Lo abbiniamo a Tuberi, radici e foglie: un piatto apparentemente semplice, che esalta al massimo i sapori vegetali, grazie a un profondo studio che armonizza differenti tipi di preparazioni ed eleva la materia prima in una danza di sapori.

A seguire Baccalà cotto e crudo, patate affumicate e mela cotogna. Una rivisitazione di un piatto classico dello chef, che gli garantì, nel 2012 la vittoria al Festival Del Baccalà nel Triveneto. Viene riproposto in questa versione invernale accompagnato dalle puntarelle fresche e la mela cotogna.

Passiamo ora ai gustosi Anolini ripieni di patata liquida, brodo di funghi e abete. Questo piatto è una passeggiata tra i profumi del bosco, a partire da quello del legno, ricreato nell’affumicatura della patata che costituisce il ripieno, in quello del pino mugo, con cui vengono realizzati la resina e gli oli essenziali e in quello dei funghi, nel brodo ristretto che riporta al tepore invernale.

Non poteva manca lui: Riso, capelunghe, polline di finocchio e aceto di sambuco. Portata immancabile nella Carta, il riso Gallo Riserva viene preparato secondo una stratificazione di sapori: nella parte inferiore il fondo ristretto, in quella centrale il riso, protagonista nella sua autenticità, e in quella superiore gli elementi che lo contraddistinguono.

Accompagnato da un calice di “Très Plus” Langhe – Orlando Abrigo

Questo vino è ottenuto da un assemblaggio di uve chardonnay e nascetta, un vitigno semiaromatico originario delle colline albesi. Al calice si presenta di color giallo paglierino intenso, al naso si apre con aromi minerali, di fiori bianchi e frutta a polpa gialla. Il sorso è fresco, leggermente sapido e minerale, ampio ed avvolgente.

Che accompagna come una carezza l’uovo cremoso Gellivs, radicchio di Treviso e scalogno, ovvero il piatto-firma dello chef, ossimoro tra semplicità e unicità. Sempre presente nella carta, viene riproposto in ogni menù nella sua originalità, ma sempre rinnovato in armonia con i prodotti di stagione.

Ora il momento di Curtefranca Rosso DOC “Corte del Lupo” 2016 – Ca’ del Bosco

Alla vista si presenta con un colore rosso rubino profondo. Al naso si avverte un piacevole turbine di note fruttate, che risultano impreziosite da tocchi più terziari, derivanti dal periodo di affinamento trascorso in legno. All’assaggio è caratterizzato da una bella armonia, con un sorso che scorre con linearità, in perfetto equilibrio gusto-olfattivo.

Abbinato all’aragostina, Treviso-Tokyo. Influenze giapponesi che da tempo incuriosiscono lo chef, sono svelate nelle tipiche preparazioni orientali che compongono questo piatto (come il miso, il sakè e il furikake) e che creano un’intesa sbalorditiva con la tradizione veneta del radicchio trevigiano.

Proseguiamo verso terra con l’agnello, pecorino sardo, broccolo fiolaro e peperoncino candito. Una competizione di sapori decisi, che parte dall’audacia dell’agnello e il suo fondo di cottura, si eleva alla sapidità della crosta di pecorino sardo, fino alla sottile piccantezza del peperoncino candito, contenuta dal broccolo fiolaro arrostito, in un equilibrio appetitoso.

Ci avviamo verso il dessert con Passione Strevi 2009 – Bragagnolo Vini Passiti

Passito di Moscato d’Asti in purezza in cui si riconosce il tipico stile Bragagnolo nel vinificare le uve aromatiche: un passito inimitabile in cui si incontrano le caratteristiche organolettiche varietali, la storia dei vecchi passiti e l’innovazione tecnica. Al palato risulta piacevolmente denso e strutturato, dolcezza ed acidità risultano ben bilanciate. Gli aromi sono molteplici e ricordano sempre fiori e frutta gialla sciroppata.

Una dolce anticipazione del meraviglioso: mandorla, agrumi e foglie di cappero. Un fresco sorbetto alle mandorle che gioca, per mezzo di consistenze differenti, con la semplicità degli agrumi e la particolarità del cappero, in una simmetria  misurata.

Immancabile la piccola pasticceria composta da:

  • Lamponi e amaro Santoni
  • Fragola, cioccolato bianco e petali di fragola
  • Fragoline di bosco
  • Financè alle nocciole con cioccolato e arancia
  • Gelatina di cioccolato dulce e passion fruit
  • Zuppa inglese al cucchiaio

Tutta la brigata di cucina viene a salutarci!

Cocktail “di mezzo” dal loro cocktail Bar

…prima dell’immancabile merenda in Pentola d’Oro!

Preparata direttamente dallo chef in sala per noi!

Con maestria, delicatezza e precisione lo chef ha deciso di concludere l’esperienza con le crepes alle erbette di campo, flambate con la tequila e accompagnate dai baci di verde di capra. Una coccola senza tempo!

Non ci facciamo mancare un gin tonic con gin Tanqueray n. Ten!

Ci salutiamo con uno scatto di gruppo degli Amici di “Tappa/Meeting” con Viaggiatore Gourmet!!

Grazie DI CUORE e…alla prossima!!

Cucina

Al Gellius di Oderzo la cucina dello chef Alessandro Breda gioca con i contrasti e i richiami tra passato e presente, proprio come lo spazio che la ospita. I piatti alternano rassicuranti radici nella tradizione, come la spuma di patate con baccalà cotto e crudo, mele cotogne e puntarelle, a incursioni più moderne e creative, come l’originalissima aragostella Treviso-Tokyo. A completare l’esperienza gastronomica, una carta dei vini ricca e ben curata, che spazia tra etichette italiane e internazionali, pensata per accompagnare con equilibrio e personalità ogni proposta del menu.

Servizio e accoglienza

L’esperienza al Gellius non si gioca solo a tavola, ma si respira in ogni dettaglio della sala. Qui l’eleganza incontra un’accoglienza calda e autentica, fatta di sorrisi sinceri e di personale competente, capace di raccontare ogni piatto con passione e precisione. Nessuna distanza formale tra cucina e sala, ma un’armonia palpabile che contribuisce a creare un’atmosfera serena e rilassata. Al centro della sala, a sottolineare questo equilibrio perfetto, una cascata scenografica di posate sospese dal soffitto diventa il simbolo visivo di una cucina che batte forte anche fuori dai fornelli.

Conclusioni

Cenare al Gellius significa vivere un’esperienza fuori dal tempo, sospesa tra la storia millenaria di Oderzo e un presente gastronomico di grande eleganza e ricerca. All’interno di un ex carcere romano, oggi trasformato in un affascinante sito museale, la visione di Genesio Setten — imprenditore innamorato di questo luogo — prende vita in ogni dettaglio. Non è solo una cena, ma un viaggio: tra archeologia e design contemporaneo, tra memoria e creatività, tra accoglienza autentica e cucina d’autore. Un luogo raro, capace di raccontare una storia senza rinunciare all’emozione del presente.

Ristorante Gellivs

Calle Pretoria, 6, 31046 Oderzo (TV)
Tel. +39 0422 713577
Sito web: www.ristorantegellius.it
Email:  info@gellivs.it
Aperto dal martedì al sabato 20.00 – 22.00, dal giovedì alla domenica 12.30 – 14.00